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Candidati a loro insaputa in liste false per le elezioni in provincia di Campobasso e Isernia: in 15 nel mirino della Finanza

Operazione ‘Candidopoli’ su tutto il territorio italiano. Emesse sette misure cautelari nei confronti dei vertici di un movimento politico emergente nel panorama nazionale. I fatti riguardano la tornata elettorale del 2020


CAMPOBASSO. Un movimento politico emergente nel panorama nazionale, che ha partecipato alla tornata elettorale del 2020, rivelatosi inesistente. Ed è così che i vertici di tale partito sono stati arrestati dai finanzieri del Comando provinciale di Padova, a conclusione di un’articolata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Rovigo.
Le misure cautelari sono state eseguite in diversi comuni della provincia di Foggia, Lecce e Rovigo. Ma sono in tutto 15 i soggetti indagati. E tra le province interessate dai fatti figurano anche quelle di Campobasso e Isernia, insieme ad Alessandria, Asti, Belluno, Bergamo, Catanzaro, Cosenza, Genova, Imperia, Perugia, Pisa, Potenza, Savona, Vibo Valentia e Vicenza. I centri in cui il partito – che come riferisce Il Corriere della Sera era denominato L’ Altra Italia e militava nell’alveo dell’estrema destra – avrebbe presentato liste false, con soggetti candidati a loro insaputa, erano tutti con popolazione inferiore ai mille abitanti, per i quali la normativa vigente prevede una procedura semplificata per le relative candidature.

Le investigazioni, eseguite dalle Fiamme Gialle di Este, sono state avviate a seguito di alcuni servizi, trasmessi dal noto programma televisivo satirico ‘Striscia la Notizia’, nei quali si faceva particolare riferimento appunto alla presentazione di false liste elettorali per le elezioni comunali svoltesi in contesti territoriali di piccole dimensioni.
Gli accertamenti – si legge in un comunicato delle Fiamme Gialle – avevano permesso agli investigatori di riscontrare come, nel corso delle tornate elettorali per la nomina alla carica di sindaco e di consigliere comunale per i Comuni di Barbona (PD) e di Vighizzolo d’Este (PD) tenutesi, rispettivamente, nel maggio 2019 e nel settembre 2020, il predetto movimento politico avesse presentato liste di candidati formate da soggetti iscritti, nella maggioranza dei casi, a loro insaputa. L’Autorità giudiziaria rodigina, pertanto, oltre ad avallare le condotte contestate, estendeva le indagini agli ulteriori 21 Comuni in cui il movimento politico aveva presentato i propri candidati per la consultazione elettorale del settembre 2020.

L’articolata attività investigativa – condotta, peraltro, con l’ausilio di dispositivi tecnici e raccogliendo le testimonianze di oltre cento candidati – si è concretizzata nell’esecuzione di molteplici perquisizioni domiciliari, eseguite nei territori delle Regioni Veneto e Puglia, nonché mediante acquisizioni documentali presso le commissioni circondariali elettorali dei 23 Comuni complessivamente interessati.

Più nel dettaglio, le liste elettorali e la documentazione di supporto sono risultate, all’atto della presentazione, artatamente falsificate, in quanto gran parte dei soggetti ivi riportati era ignaro della propria iscrizione ovvero disconosceva del tutto il movimento politico e le relative sottoscrizioni. I candidati, residenti principalmente nel foggiano e nel leccese, hanno dichiarato di non essersi mai recati nelle province di Padova e di Rieti, luoghi in cui avrebbero apposto le proprie firme, sconfessando, peraltro, di conoscere i relativi pubblici ufficiali autenticatori. È emerso, altresì, come questi ultimi, in occasione delle precedenti consultazioni amministrative, fossero già stati eletti, quali consiglieri comunali, in rappresentanza del movimento in questione e che, nei giorni in cui sono avvenute le autentiche di firma, si trovavano in località del tutto incompatibili con quelle di esercizio della carica.
Taluni dei candidati inconsapevoli, oltre a non aver alcun radicamento territoriale con i luoghi ove le liste erano state presentate, hanno formalmente querelato i responsabili del movimento per tali fatti. Inoltre, è stato verificato che in lista sono stati iscritti anziani ultra-ottantenni o persone con forti disabilità fisiche, presentati per la nomina a consigliere comunale in località distanti migliaia di chilometri dalla propria residenza.
Altro aspetto di assoluta criticità è che alcuni candidati, dopo essere stati eletti a loro insaputa nei consigli comunali, hanno successivamente rifiutato la carica, così ponendo l’Ente locale a rischio di commissariamento, con evidenti gravi ripercussioni sull’intero ordine democratico.

Le evidenze investigative hanno permesso di comprendere come l’obiettivo principale del movimento fosse quello di presentare candidature in piccole realtà territoriali dove, approfittando della specifica normativa settoriale, vi era una buona probabilità di eleggere un proprio rappresentante per ottenere una visibilità sull’intero territorio nazionale, in modo da far accrescere il consenso per le successive consultazioni elettorali.

All’esito delle articolate indagini svolte, i Finanzieri della Compagnia di Este hanno segnalato alla Procura della Repubblica di Rovigo i 15 principali responsabili, che, a vario titolo, hanno concorso alla formazione e alla presentazione di false liste di candidati presso 23 amministrazioni locali insistenti su tutto il territorio nazionale.
Attesa la gravità dei fatti rilevati, che hanno inficiato nel complesso la regolarità delle operazioni di voto, il Tribunale di Rovigo, accogliendo le proposte formulate dal Pubblico Ministero, ha emesso un’ordinanza applicativa di sette misure cautelari personali, disponendo gli arresti domiciliari nei confronti del segretario nazionale del movimento, nonché l’obbligo di firma avverso due pubblici ufficiali autenticatori (destinatari anche della misura interdittiva della sospensione temporanea dal pubblico ufficio di consigliere comunale per dodici mesi) e nei riguardi di due dirigenti del movimento.

 

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