Dal Papa a McDonald’s: questo non è un paese per giovani

CAMPOBASSO. In principio fu il Papa, con tutte le polemiche annesse e connesse per i soldi buttati via, le strade chiuse, i parcheggi, il caldo, il freddo e l’umidità. Poi arrivò il McDonald’s. E vai con l’attualissima lotta all’imperialismo americano, con la strenua difesa dei prodotti tipici e con un improvviso interesse per la propria salute alimentare. Senza dimenticare poi l’autostrada, ma in questo caso i campobassani erano in buonissima compagnia: lungo tutto il Molise si alzavano voci di protesta a difesa dell’ambiente e del diritto a restare un’isola.

Già, il Molise è davvero un’isola: questi piccoli, grandi eventi che squarciano la routine di provincia fanno scattare a livello collettivo un sentimento di protezione e autoconservazione che condanna a priori la novità e il cambiamento. Sembra quasi una fobia: paura del futuro e del domani. Come se il Pontefice avesse prosciugato i nostri risparmi (dopo decenni di veri sprechi della politica), come se bastasse un fast food ad uccidere un’economia già bella e sepolta (e che dovrebbe piuttosto prendere esempio e preoccuparsi di esportare i suoi prodotti al di fuori dei confini), come se non fosse possibile realizzare infrastrutture degne di un paese civile senza distruggere un paesaggio.
La giovinezza, scriveva Albert Sabin, non è un periodo della vita, è uno stato d’animo, che consiste in una certa forma della volontà. In una disposizione dell’immaginazione, in una forza emotiva nel prevalere dell’audacia sulla timidezza, della sete dell’avventura sull’amore per le comodità. “E’ il desiderio insaziabile del fanciullo per tutto ciò che è nuovo”.
Questo è allora un paese di vecchi e per vecchi. Qui ci sono ventenni che prenderebbero volentieri una pensione e al diavolo tutti, compreso il McDonald’s.

Jones